Land art, Jung, Bohr e Heisenberg - di Francesco

Leggendo “ricordi, sogni, riflessioni” di Jung qualche giorno fa, mi sono imbattuto in una citazione (de “gli alchimisti”, come dice lui), che ha sbloccato un'idea che avevo in testa da un po' senza che lo sapessi, ossia la seguente:

quod natura relinquit imperfectum, ars perficit.
“ciò che la natura ha lasciato imperfetto, lo compie l'arte”

Beh, bravi alchimisti! mi avete ricordato che giusto qualche tempo fa mi ero innamorato della land art (o environmental art), un movimento artistico di fine anni '60, i cui membri utilizzavano la Terra come materiale dell'opera d'arte, agendo direttamente sul territorio, ossia modificando effettivamente campi, alberi, spiagge, ecc.


L'ho scoperta per caso leggendo un libro (che un amico ha definito “una robina un pochino troppo post-moderna forse, Fra, no?”) di Francesco Careri, che si chiama “Walkscapes”, in cui l'azione del camminare viene analizzata nelle sue forme creatrici, artistiche: il menhir, le passeggiate surrealiste, la psicogeografia lettrista, e avanti così. Nel libro di Careri si dedica solo un capitolo alla land art, partendo dalla bella storia di Tony Smith (un assaggio qui (link: http://www.nanoaesthetik.de/texte/Smith_Tony.pdf), cercate in giro) e arrivando a Carl Andre e Richard Long. Del primo mi interessano le opere su cui si può camminare, che quindi vengono modificate da chi ci interagisce, trasmettendo a mio parere un leggero senso di disequilibrio. L'opera non raggiunge mai una stabilità finale, venendo continuamente modificata dal contatto con il piede di chi la visita, ed è quindi un'opera dinamica, come secant qui sotto, la cui foto coglie la finta stabilità dell'istante in cui è stata scattata.


Carl Andre – secant (1977)

Richard Long interviene invece direttamente sul territorio, come nell'opera sua che mi ha fatto impazzire appena l'ho vista (c'è una sua foto anche nel libro di Careri), ossia walking a line in Peru, in cui l'artista ha, appunto, “camminato una linea” fino a lasciare un solco in un'area deserta del Peru. L'intervento umano, come per Andre, destabilizza ciò che pareva essere stabile, modificandolo anche in maniera visibile (anche se la stabilità istantanea è garantita, di nuovo, dalla fotografia).


Richard Long – walking a line in Peru (1972)

Voglio tornare però per un istante agli alchimisti e a Jung, che, continuando dopo la citazione, evidenzia la posizione dell'uomo nella creazione: senza il suo intervento, infatti, il mondo non esisterebbe in maniera obiettiva, in quanto “non sentito, non visto, silenziosamente nutrendosi, dando nascita e morte, facendo muovere teste per centina di milioni di anni, sarebbe precipitato nella profondissima notte del non-essere, verso una fine indistinta”, ed è quindi l'uomo colui che compie effettivamente la creazione e dà significato al mondo.
Qui mi balza alla mente l'interpretazione di Copenaghen di Bohr e Heisenberg, secondo cui (usando le parole di Grof da “oltre il cervello”) “non esiste alcuna realtà finché quella realtà non sia percepita”. A voi non balza?

Alla luce di tutto ciò a cui ho solo brevemente accennato fin qua, in quello che può sembrare un gran calderone senza forma, mi verrebbe da prendere in prestito l'idea del lato artistico del camminare di Careri ed estenderlo prendendo in prestito le parole degli alchimisti e la visione di Jung (e di Bohr e Heisenberg; sarebbe stato molto divertente prendere un caffè con questi tre) ed arrivare a dire che l'uomo compie in realtà due atti artistici, e uno ritocca l'altro: il primo è quello della prima creazione, effettuato con tutti i sensi, ma prevalentemente con la vista, in cui ciò che si ha di fronte (quod natura relinquit imperfectum, se volete) viene ad esistere “obiettivamente”, diventa reale in quanto percepito; e un secondo in cui, attraverso l'arte intesa in senso di azione, attraverso cioè l'atto artistico, avviene il perfezionamento di ciò che si è (eventualmente “appena”) creato.
Non ci accontentiamo mai, eh?

Di Francesco Angelini

Bibliografia

- il libro di Careri, “walkscapes”, è edito Einaudi e lo si trova qui (link: http://www.einaudi.it/libro/scheda/(isbn)/978880618067/)
- “ricordi, sogni, riflessioni” di Carl Gustav Jung lo si trova probabilmente in cento edizioni diverse, tra cui quella che sfoglio io (link: https://www.ibs.it/ricordi-sogni-riflessioni-libro-carl-gustav-jung/e/9788817060332)
- “oltre il cervello” di Grof è più datato e non facile da reperire
- qui (link: http://www.richardlong.org/sculptures.html) trovate altre opere di Long

- qui (link: http://www.independent.co.uk/arts-entertainment/art/features/nicholas-serota-how-longs-artwork-changed-our-world-1680690.html) il punto di vista sull'opera di Long scritto da Serota della Tate gallery

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