Elliott Erwitt e l'arte dell'osservare
"Alcune foto non sono fotografie. Sono immagini con una faccia sopra. Non sono foto cattive, anzi sono molto carine, ma le buone fotografie sono quelle che mostrano ciò che nessuno di solito vede o vuol vedere".
Classe 1928. A quasi novant'anni il signor Erwitt Elliot non ha perso il suo sguardo ironico, la sua semplicità ed anche il suo aspetto singolarmente buffo.
Trovarsi a pochi metri da uno dei mostri sacri della fotografia (membro attivo di Magnum Photos) è stata un'emozione che neanche la macchina fotografica più avanzata potrebbe ritrarre fedelmente.
È stato piuttosto qualcosa di analogico, qualcosa di più vero, di tangibile. Qualcosa che sa di quelle foto con la grana ben visibile, sviluppate in camera oscura, lentamente, assaporando ogni istante e godendo quando grazie ad una qualche magia (e qualche acido) la fotografia compare.
Elliot è esattamente come le sue fotografie, o meglio: le sue fotografie sono esattamente come lui. Uno sguardo meravigliosamente ironico, semplice ma diretto. Ha fotografato per lavoro tantissime star, a sua detta troppo semplici da ritrarre, ma soprattutto ha fotografato per passione.
Ed è proprio di questo che la nuova mostra ai Musei San Domenico (visitabile fino al 7 gennaio 2018) vuole parlare: Passione. Perché è solo grazie ad essa che a quasi novant'anni puoi sentirti finalmente completo guardando il mondo attraverso il mirino a pozzetto di una Rolleiflex.
Alessia
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