Intermezzo
E alla fine non era mai abbastanza, i tuoi riccioli d’oro non erano abbastanza, le scarpe con le macchie di dentifricio, le spalle larghe che “stanno arrivando”, le piccole rughe ai lati degli occhi quando sorridevi, gli allucinogeni, il disgusto per te stesso, il culto di te stesso, un sacco di cose sbagliate, un sacco di idee castrate, avercene di idee così, pensavo fra me e me, ma non capivo mai chi le pensasse queste cose, ero io? Eravate voi? Lui? Il dio dell’universo? La fata turchina? O magari la zingara degli scalini di Pesaro a cui avevo regalato una moneta lo scorso mese, era questa la vera fortuna? Non avere mai chiaro nulla, questo continuo prendere, arraffare, per compiacersi di aver vissuto qualcosa che assomigliava ad una ridicola corsa sui trampoli, i miei dovevano essere quelli dell’ultimo scaffale, quelli con il bollino del prezzo più basso, si erano rotti quasi subito ma io facevo in modo di farli andare comunque, il come e il perché erano quasi irrilevanti, se